Da ROCK IT
Metamorfosi completata per Paola Bianchi. Da Ludmila a Femina Faber. Con questo nuovo pseudonimo l'artista milanese da qualche anno ha dato sfogo alle sue più grandi passioni: il canto del passato remoto, quello medievale, rinascimentale, barocco e gregoriano, unito a musiche sintetiche, industriali, cupe, futuristiche. E, in più, il desiderio di sconvolgere, con look fetish tra tute in latex e catene in bella mostra. Uno scenario creato con gusto e ricerca accurata dei particolari, passioni che la signora Bianchi ha fatto convergere dopo anni di studio, incisioni, live. Ha preso la parte più decadente di sé, l'immaginario più cupo e ne ha costruito un personaggio, il suo personaggio, Femina Faber, la femmina delle sue favole, irreale perchè ideale. Forse irraggiungibile ma sognata e ricercata dentro di sé. Comincia il suo "Tumultuor" come nell'ep del 2006, con canto in latino e basi percussive elettroniche. Attenzione, però, il cantare nell'antica lingua non significa andare verso la musica sacra, come precisa la stessa FF: le musiche e i testi sono suoi e lei adora semplicemente il potenziale evocativo di quella lingua al "servizio" del testo. La sua voce eterea si stende sui tappeti sintetici della strumentazione elettronica, valanghe di loops, industrial e tratti ambient. Tra le cose migliori, "Nox Lux", lunga traccia di seducente dark e medieval folk del nuovo millennio. Riferimenti illustri, anche se presi da una certa distanza, nei vari Dead Can Dance, This Mortal Coil, Joy Division e i Nine Inch Nails in frenata. Ma Femina Faber vuole essere se stessa, nel "tumulto" dei suoi rumori industriali (catene e chiavi comprese), dei suoi canti evocativi. Il suo è un melting pot di antico e moderno, estremi che si attraggono, che ti prendono e ti stringono forte come la chiave regolabile tatuata sul corpo di FF e onnipresente nel book. Da sentire e da vedere, soprattutto nelle sue particolari performance live.
16/03/2009 a cura di Christian Amadeo


Da DARK ITALIA
Un progetto sicuramente particolare ed originale quello di Femina Faber. Un'industria di lamiere musicali scolpite e cadenzate da innesti teatrali e latini. Emozioni ghiacciate, impresse a fuoco da clichè industriali caratterizzate da una qualità  sonora a tratti imbarazzante."Tumultor" è un mosaico fatto di tasselli sintetici ed industriali e dimostra come la musica italiana sia ancora in grado di partorire sonorità  originali e sofferte. Registrato all'Off studio di Torino l'album contiene partecipazioni interessanti come quella di Fausto Balbo e Marco Milanesio. La sua musica è un connubio di industriale e classico e coniuga in maniera davvero perfetta i suoni industriali moderni con quelli classici latini. Il risultato è un'opera a caratteri cubitali, densa di pathos, dove i testi, composti e partoriti dall'eclettica mente dell'artista e tradotti in latino da Alberto Magnani, vengono incorniciati da atmosfere elettroniche . La voce di Paola Bianchi, artefice di questo tappeto magnifico dei sogni, come una ninfa dalle ali di acciaio ci accompagna attraverso i turbini del tempo in un viaggio emozionante. I suoi testi, le sue emozioni , le sue schiere di angeli e demoni in attesa di segnali di attacco sono tradotte in lingua latina rendendoli ancor di più densi e magnetici e grazie a "plastici" innesti post industriali ed ad improvvise iniezioni elettroniche la sua musica si evolve, soffre ma non trema. Una visione se vogliamo distorta del classico infestato da banshee tribali e trip op ed inchiodato da perfetti sound eterei ed ambient. Il platter è un cofanetto musicalmente esteso , dotato di molte sfaccettature una sorta di connubio tra Dead Can Dance e Portishead. Potrebbe sembrare azzardato se si pensa alla maestosità  musicale degli ultimi due gruppi citati ma qui più che "azzardare" si potrebbe più che altro dire "ambire" visto che la sua musica sicuramente non ha niente da invidiare a quella eterea dei DCD ed ai tribalismi dei Portishead . Consigliato agli amanti delle sonorità  eteree e a chi vuole fare un tuffo nel passato e semplicemente uscire fuori dai classici paesaggi musicali.

Intervista su DARK ITALIA


Da ASCENSION MAGAZINE n°18
Femina Faber (progetto solista di Paola Bianchi dei Ludmila) è un esperimento coraggioso; Quasi un tentativo di ricongiungimento fra i fracassi della società moderna e la sacralità di un certo spirito ancestrale, dimenticato dai più. “Tumultuor” è uno degli esempi di poesia industriale più avanguardistici che si siano ascoltati negli ultimi anni. L’idea di coniugare linee vocali in latino con rumori, battiti sintetici, lamiere, atmosfere industriali e rilassamenti tra il trip hop e il dark-ambient ci offre qualcosa di finalmente nuovo. L’idea che si può trarre dall’ascolto di “Tumultuor” è quella di un immaginario “ritorno al futuro” dove un’ancestrale figura angelica è proiettata nel gelo i una moderna fabbrica metalmeccanica. La voce di Paola non solo riesce ad addolcire l’asprezza delle atmosfere noise che la circondano ma, di più, riesce ad infondere loro un tocco poetico assolutamente inedito. Come sacro e profano, vecchio e nuovo, le composizioni di “Tumultuor” mettono in simbiosi uomo e macchina in uno scintillio di visioni poetiche, glaciali quanto decadenti. Un disco dunque oltraggioso, caparbio e difficile ma, per assurdo, anche forte di un linguaggio comunicativo estremamente semplice, chiaro e facilmente fruibile da parte di chiunque sia aperto alla musica senza definizioni. Qualcosa di più di un buon disco…L’inizio di un modo nuovo di interpretare i propri sentimenti? La logica ma impensata prosecuzione di quello che potevano osare i Dead Can Dance? Non saprei. Tutto ciò che so è che “Tumultuor” è un disco aperto, un riassunto di tanti ascolti precedenti e futuri interpretato in modo nuovo e diverso.


Da RUMORE n°205 / Febbraio 2009
Femina Faber, benché sia manifestazione solista di Paola Bianchi, dà conferme ulteriori sull’ottimo stato di salute creativo vissuto in casa Ludmila di recente. Tumultuor (luogo dove Rota Dentata pare tributare il Numan di Exile) tenta infatti una carta non certo semplice, e a suo modo rischiosa, ossia quella che vorrebbe rintracciare uno studio armonico tra elettronica industriale, synth wave e il lirismo neoclassico di casa Dead Can Dance. Tentativo che va piacevolmente a segno in quanto incentrato sull’essenzialità del minimalismo sonoro e architettonico. La scelta fonetica della lingua latina consente non a caso di potenziare i vocalizzi gerrardiani della Bianchi, nonché di condurre su toni arcaico-espressionisti di un dettame saldamente ancorato nei procedimenti di Depeche Mode, Portishead, Kirlian Camera e Limbo. Si coltivi l’imperativo.
A cura di S.M.


Da RITUAL n.39 aprile/maggio2009
Femina Faber è l’esplorazione solista lanciata da Paola Bianchi dei Ludmila, saggio armonico attraverso cui la cantante milanese esercita in molteplici direzioni stilistiche il proprio bagaglio lirico. L’intenzione di “Tumultuor” rispetto al progetto madre, mira soprattutto a rintracciare un filo rosso tra le altezze sinfoniche della Gerrard e le matrici elettronico industriali, siano esse di natura noise minimalista, trip hop o più semplicemente affiliate allo schema sintetico di Depeche Mode e Covenant. Ne derivano sunti interessanti, come la salmodia dipinta in “Nox Lux”, la tentazione numaniana accennata in “Rota Dentata” o l’incedere neo Massive Attack della title track. Il cantato in latino contribuisce, tra l’altro, a vestire l’opera di un rigore sacrale che collima perfettamente con il ruolo creativo e primigenio del potere femminino, concetto insito sin dalla scelta del nome.
A cura di Stefano Morelli